Nell’ambito del Progetto Set the Tone, il CRIS ha raccolto alcune “voci” tra i suoi associati e collaboratori dedicate ad attualizzare i principali temi affrontati dal progetto in atteggiamenti e azioni propositive:
“Già qualche tempo fa Borges scriveva che “forse l’etica è una scienza scomparsa dal mondo intero. Non fa niente, dovremo inventarla un’altra volta”.
Nella nostra epoca post moderna, infatti, il tema del lavoro dignitoso e libero dalla violenza richiama direttamente quello dell’etica e della dicotomia tra bisogni e valori.
È un argomento complesso e scomodo poiché sollecita riflessioni che non sempre mettono in luce il raggiungimento di una auspicata positività morale dell’uomo contemporaneo.
Nei fatti, la logica del profitto e di un diffuso atteggiamento egoistico e consumistico, fanno sì che si sia enormemente ristretto lo spazio per una riflessione sociale sulla Persona, quella con la P maiuscola e sui valori ultimi che suscitano le ispirazioni e muovono le volontà.
Nella domanda in che modo i luoghi di lavoro/organizzazioni possono promuovere un lavoro dignitoso e libero dalla violenza?, l’utilizzo del verbo PROMUOVERE è centrale.
Essa rimanda direttamente ad un atteggiamento personale e professionale di tipo “attivo” che, dal punto di vista dell’etica e della deontologia, non può sicuramente considerarsi né rappresentato né tanto meno soddisfatto dalla mera osservazione di generiche norme comportamentali legate a regole sociali e ad una “buona educazione”.
La promozione di un lavoro dignitoso e libero dalla violenza contiene evidentemente in sé la necessità dell’impegno di tutti in “azioni PRO-POSITIVE”, finalizzate all’affermazione del rispetto e del benessere psicologico delle persone.
Ciò indica l’ineludibile necessità che le organizzazioni operino un passaggio dalla pura e semplice ETICA PASSIVA ad una assai più “dinamica”, e di maggiore livello qualitativo, ETICA ATTIVA.
La PROMOZIONE DEL LAVORO GIUSTO E LIBERO deve divenire, dunque, UN VALORE diffuso di tutta la CATEGORIA dei lavoratori, uomini e donne, deve rispecchiare l’esigenza condivisa di “CONTRIBUIRE AL BENE COMUNE”, qualunque sia il proprio quadro di riferimento professionale, attraverso, un’attività FATTA DI PAROLE E AZIONI FINALIZZATE ALLA PROMOZIONE ED AL CONSEGUIMENTO del RISPETTO dei bisogni e delle aspettative di ognuno di noi.
Riteniamo non sia un caso che tale riflessioni vengano portate avanti all’interno del movimento cooperativo, che rappresenta un modello di organizzazione societaria che da sempre mette al centro la Persona come socio/lavoratore.