Il Piano P.A.R.O.L.E. (Promuovere in Azienda i Rapporti per un’Organizzazione del Lavoro Efficace) si è tenuto presso la Clinica Guarnieri, grazie al finanziato di Foncoop a valere sul conto formativo aziendale, ed è stato presentato dal Consorzio Ruini che si è avvalso per la docenza dell’Ente di formazione Soave sia il vento.
Specificamente indirizzato ai dipendenti della Clinica, il corso ha risposto alla finalità generale di investire sulle competenze del personale ai fini del miglioramento continuo della qualità del servizio sanitario offerto.
Questa iniziativa attesta una visione particolarmente qualitativa della Clinica Guarnieri, che, nella decisione di attuare questo piano, ha dato prova della considerazione in cui tiene la formazione continua quale leva strategica per l’eccellenza della cura e per la massima valorizzazione delle proprie risorse, trovando, nel contempo, in FonCoop un valido interlocutore.
Il percorso formativo è stato costruito sulla base di un’analisi dei fabbisogni (interviste e colloqui con la dirigenza e questionario di analisi ai dipendenti) realizzata da CRIS e Soave sia il Vento, che ha messo in luce che al di là della qualità strutturale del contesto/ambiente e dell’efficacia della cura, si configura un’area critica di successo piuttosto ampia che afferisce all’ambito relazionale.
Se in tale prospettiva rimane centrale il rapporto medico/paziente, altrettanto importante risulta essere, come molti studi attestano, il rapporto operatore/paziente/cliente.
Quest’ultimo, infatti, non si aspetta esclusivamente una prestazione medica efficace, ma rispetto a tutti i livelli relazionali con i quali si interfaccia, dallo sportello al medico, è portatore di un’esigenza di “rapporto umano”, cioè di essere riconosciuto, ascoltato e aiutato. Solo così potrà fidarsi e affidarsi.
In relazione a ciò, P.A.R.O.L.E. ha superato l’obiettivo di migliorare l’efficacia della qualità del lavoro nell’ambito di un’azienda sanitaria, affrontando il nodo centrale su cui è necessario agire: “i rapporti” e il principale strumento per trasformarli in valore, le parole, appunto, quali veicolo di una valida relazione d’aiuto a beneficio dell’utenza.
La prima edizione del progetto si è svolta da marzo 2018 a maggio 2019, in conformità con gli obiettivi di “umanizzazione dei processi di cura” contenuti nel piano formativo triennale 2014-2016 della Regione Lazio. Tale aspetto già centrale è successivamente emerso prepotentemente con la crisi sanitaria dovuta al COVID 19, emergenza che ha attraversato e condizionato lo svolgimento della seconda edizione tenutasi da febbraio 2020 a settembre 2021.
Per questa nuova iniziativa sono stati progettati un corso BASE che ha mantenuto la struttura già erogata (3 moduli) e un corso AVANZATO.
La formazione di base è stata incentrata sull’importanza del rapporto interumano come aspetto centrale della professionalità, sulla definizione delle principali relazioni comunicative contestuali, tra colleghi all’interno delle équipes, con i pazienti e i familiari e, in ultimo ha trattato il tema della malattia e del sintomo, oltre la spiegazione medico-scientifica, nell’ottica di considerare la patologia come espressione di una crisi, che trova il suo significato anche attraverso la comprensione e l’ascolto profondo della storia del paziente.
Il corso avanzato ha proposto un ulteriore approfondimento di tale approccio calando la riflessione più direttamente sugli aspetti connessi all’efficacia del lavoro di gruppo e della cooperazione.
La formazione ha supportato la capacità di mettere insieme, in modo armonico e collaborativo, specializzazioni, competenze e ruoli diversi, in grado ognuno di contribuire alla cura del paziente, evitando le dinamiche conflittuali capaci di inibire l’attivazione delle risorse interne e della capacità di partecipare come protagonista al processo di cura.
Ciò richiama l’importanza di superare le barriere individuali all’interno dell’équipe, di passare dall’io al noi, realizzando una collaborazione aperta e focalizzata esclusivamente sul “vedere in ogni paziente una persona”.
Per queste specificità i corsi, seppure mutati nell’erogazione online hanno rappresentato un momento di riflessione importante durante il difficile periodo iniziale del COVID, offrendo ai partecipanti non solo uno spazio di confronto ma un sostegno concreto per non dimenticare l’importanza di quanto il proprio sé e i propri aspetti emotivi ed affettivi siano fondamentali nel rapporto con il paziente soprattutto quando si è impegnati a contrastare un nemico che non solo può ucciderci ma ci isola dai nostri affetti più cari.
“Bisogna tornare alla “Medicina della persona”. Per curare qualcuno dobbiamo sapere chi è, che cosa pensa, che progetti ha, per che cosa gioisce e soffre. Dobbiamo far parlare il paziente della sua vita, non dei suoi disturbi. Oggi le cure sono fatte con un manuale di cemento armato: “Lei ha questo, faccia questo; ha quest’altro, prenda quest’altro”. Ma così non è curare.”
Umberto Veronesi