
Di Alice Maggiore
Premessa
Il Consorzio Hera è il destinatario di un processo di innovazione, formazione e trasformazione sviluppato dal Consorzio Ruini grazie al Piano Formativo Strategico “Cantieri dell’innovazione sostenibile” finanziato a valere sull’avviso 56 di FonCoop.
Il progetto è dedicato alla gestione dell’accoglienza dei migranti, problematica che rappresenta, oggi, una delle sfide più complesse e urgenti per le società contemporanee, coinvolgendo aspetti che spaziano dalla tutela dei diritti umani alla sostenibilità sociale ed economica.
Le attività previste dall’avviso, finalizzate alla formazione, sono state organizzate in due fasi distinte e interconnesse: le prime azioni appunto, propedeutiche e a rilevanza strategica erano finalizzata alla definizione di un percorso di sviluppo orientato al cambiamento e alla crescita della struttura e, conseguentemente, alla individuazione del relativo fabbisogno formativo dei soci e dipendenti.
Il Piano MATCH ha mirato a qualificare la relazione di accoglienza secondo un proprio modello distintivo, basato sulla qualità della relazione e sulla implementazione dei processi digitali intesi come fattori agevolanti in grado di liberare risorse e tempi da dedicare all’assistenza.
Le attività propedeutiche previste, multidimensionali e integrate sono le seguenti:
- RICERCA per approfondire specifiche best practices e campi di indagine utili a definire le caratteristiche di eccellenza del servizio
- CONSULENZA per definire l’ampliamento della piattaforma gestionale MIGRANTES e implementare la comunicazione internet e social.
- ADF per individuare le competenze obiettivo della seconda fase.
Accanto ad esse, un’azione di diffusione e promozione è finalizzata a condividere con le reti di riferimento i risultati delle attività e le caratteristiche nuovo modello per aprire su tale tema strategico un “cantiere dell’innovazione” di cui questo articolo rappresenta il primo passo.
Il cantiere “Accoglienza HERA: caratteristiche distintive e modalità relazionali”, è fondamentalmente relativo alle linee strategiche del processo di trasformazione messo a punto dall’attività di ricerca. La sua gestione permetterà di promuovere un modello omogeneo, standardizzato più efficace, sostenibile e stakeholders oriented aprendo un’area di discussione particolarmente importante; rappresenterà, infatti, per la rete AGCI e gli altri destinatari coinvolti una base di condivisione continua di un nuovo modello di gestione delle dinamiche migratorie, ponendosi come un ipotetico ponte tra la prima accoglienza e le successive fasi di integrazione.
La ricerca “La relazione di accoglienza: efficienza, efficacia e sostenibilità”.
Aspetti metodologici
Il Piano M.A.T.C.H. ha dunque previso un’attività di ricerca dal titolo: La relazione di accoglienza: efficienza, efficacia e sostenibilità.
Essa si è configurata quale attività propedeutica di supporto teorico alla realizzazione del progetto. Si è basata sui risultati dell’analisi preliminare che ha individuato l’area dei servizi di accoglienza residenziale a favore dei migranti e di relazione operatore/utente, quale asset strategico per costruire un modello personalizzato.
Lo studio condotto è nato dalla consapevolezza che la contaminazione con modelli di eccellenza possa condurre ad un accrescimento dei livelli di efficacia degli interventi e dei percorsi di accoglienza che vengono posti in essere. Finalità ultima del Piano M.A.T.C.H. è infatti quella di supportare il Consorzio Hera nella costruzione di percorsi innovativi virtuosi che possano essere modelli di innovazione sociale.
La prima fase della ricerca è consistita in un’analisi delle best practice realizzate da organizzazioni pubbliche e private, attive a livello regionale e nazionale, allo scopo di trasferire esperienze virtuose come utile strumento a disposizione degli operatori del settore. Si vuole offrire un utile compendio di informazioni e conoscenze alle quali gli operatori possono attingere per accrescere l’efficacia delle azioni nei percorsi di inclusione di migranti in accoglienza relativi ai diversi ambiti di interesse.
I risultati emersi da questa prima fase di ricerca hanno costituito la base sulla quale riflettere per comprendere come migliorare le pratiche adottate dal Consorzio Hera, focalizzandosi sui punti di forza e sulle criticità delle varie realtà consorziate. L’indagine ha previsto il coinvolgimento dei diversi attori impegnati, a vario titolo, nei processi di accoglienza e integrazione dei migranti, con l’obiettivo finale di ipotizzare possibili linee di sviluppo e di individuare i bisogni formativi dei lavoratori al fine di progettare percorsi che possano effettivamente rispondere al bisogno riscontrato e così migliorare le procedure di presa in carico.
Gli strumenti utilizzati sono stati questionari strutturati, rivolti ai beneficiari, e interviste semi strutturate rivolte alla dirigenza e ad alcune quote di dipendenti.
Tutti i soggetti coinvolti nella ricerca e a diverso titolo impegnati nell’accoglienza hanno mostrato una profonda consapevolezza circa la complessità nella quale la loro capacità professionale è calata quotidianamente.
Per leggere, affrontare e interpretare la realtà delle migrazioni “forzate”, gli strumenti formativi debbono necessariamente essere continuamente aggiornati, per rispondere alla multidimensionalità dei bisogni dei beneficiari e per adattarsi a un fenomeno in rapida trasformazione.
Sintesi dei risultati
Lavorare nell’accoglienza significa “lavorare con la complessità” e avere competenze diversificate che spaziano dal lavoro sociale agli aspetti giuridici e procedurali (legati alla pratica della richiesta di asilo, permessi di soggiorno, iscrizione ai servizi sul territorio ecc.), sociologici, antropologici oltre che progettuali e amministrativi.
L’accoglienza di migranti, per la sua complessità, necessita di un approccio multilivello e multidisciplinare. Diverse sono le professionalità che vi operano e che sono chiamate a collaborare, tutte nel proprio ambito, ma con un approccio dinamico e un adeguato profilo dialogico. Grazie alla formazione e all’aggiornamento di competenze specifiche si auspica si possano innescare circoli virtuosi capaci di trasformare l’accoglienza integrata in un’opportunità di crescita e sviluppo sia individuale (per il beneficiario) sia collettiva (per il territorio e la popolazione residente), permettendo anche alle aree interne di tornare a essere centrali nello sviluppo del Paese. Le strutture che si occupano di accoglienza possono avere un ruolo propulsivo nel favorire il dinamismo dei territori nei quali si sviluppano.
Per questo motivo l’analisi è stata declinata sullo specifico contesto all’interno del quale si esplica l’azione delle singole realtà degli Associati del Consorzio Hera, beneficiario e destinatario del processo di innovazione promosso con il piano M.A.T.C.H., analizzandone i punti di forza e di criticità.
Le strutture di accoglienza gestite dal Consorzio HERA insistono principalmente su piccoli comuni con caratteristiche peculiari e questo ha delle ripercussioni sui percorsi di integrazione ed è necessario esserne consapevoli per strutturare interventi efficaci. In territori infatti così complessi, anche per i residenti, appare chiaro come attuare percorsi di integrazione risulti ancora più complicato e occorra una strategia innovativa, un cambio di prospettiva.
Le strategie comunitarie, nazionali e regionali sembrano indicarci in maniera sempre più chiara che le esperienze vincenti sono quelle incentrate sulla cooperazione di comunità e sulla sussidiarietà orizzontale.
Il modello più efficace è quello della cooperazione orientata al coinvolgimento di una pluralità di attori, pubblici e privati, anche per favorire l’erogazione delle prestazioni sui servizi essenziali, di cui il pubblico da solo non riesce più a farsi carico.
Si è voluto provare ad indicare possibili strade per rendere più efficiente ed efficace il processo di accoglienza, partendo da una sintesi dei modelli di buone pratiche capaci di agire un cambiamento, generando elementi di rottura rispetto all’esistente.
Si sono tracciate le caratteristiche principali di un nuovo modello di accoglienza che possa tenere conto della complessità del fenomeno e nel contempo dell’importanza del singolo, della comunità e della relazione.
Nei piccoli centri è ancor più determinante riuscire a raggiungere un alto grado di contaminazione tra gli ospiti e le comunità locali, facendo divenire il tessuto sociale esso stesso strumento di integrazione.
Affinché siano esperienze di successo è fondamentale lavorare “con e per” il territorio, per modificare la percezione che si ha sul migrante, in modo da trasformare gradualmente il modo in cui l’accoglienza viene vissuta. Bisogna cambiare il paradigma e passare da un approccio che veda il migrante come un soggetto a cui fornire assistenza ad un nuovo modello che lo possa invece iniziare ad immaginare come un’opportunità, una risorsa per il tessuto sociale in evoluzione.
Si devono incrementare le occasioni di integrazione ma orientate allo sviluppo del territorio e delle economie locali in modo da generare processi virtuosi di crescita per tutti. Emerge sempre, come presupposto ad un’integrazione di successo, l’importanza di sviluppare sinergie con il territorio, frutto della consapevolezza che non si agisce su un soggetto “ideale” avulso dal contesto ma che invece vive e si integra in uno specifico luogo che lo accoglie. La rete locale è il mondo VERO, quello con il quale i beneficiari si confronteranno quando finirà il periodo in struttura. Il vero progetto di accoglienza è sul territorio e quindi il lavoro di rete risulta fondamentale per agire con e sul territorio.
Ed è proprio sui risultati emersi che si chiude la ricerca con la convinzione che offrire una formazione che colmi le esigenze emerse avrà delle importanti ricadute. Gli operatori sapranno meglio rispondere ai nuovi fabbisogni dei beneficiari e gestire la complessità dei territori sviluppando azioni di welfare locale che favoriscano la crescita della comunità, favorendo percorsi innovativi di inclusione.